malte, inerti e leganti (ad eccezione dei cementi)
Per unire in modo permanente i mattoni o le pietre dell’architettura occorrono materiali che possono essere applicati in maniera semplice, che siano cioè “morbidi” e di facile impiego e che tuttavia possano diventare assai duri, come e spesso più dei mattoni e delle pietre che legano. Questi materiali si chiamano malte.
Le malte sono conglomerati formati da uno o più materiali inerti, come sabbie, ghiaie, pietrischi di vario tipo o anche paglia, da acqua e da uno o più leganti.
Gli inerti
Scopo principale degli inerti, oltre quello di dare “corpo” alla malta, è quello di ridurre il fenomeno del “ritiro” del legante, che senza gli inerti provocherebbe crepe esiziali per lo scopo della malta, che è quello di legare in maniera stabile mattoni o pietre da costruzione.
Le reazioni chimiche che portano all’indurimento delle malte, di cui ci occuperemo in seguito, infatti, portano alla riduzione di volume della malta, riduzione chiamato appunto “ritiro” plastico, che va in qualche modo compensato dalla presenza di inerti mescolati il più omogeneamente possibile ai leganti.
L’inerte principe è la sabbia di fiume. Non di mare perché la presenza dei Sali marini interferirebbe con le reazioni chimiche di indurimento, con peggioramento molto serio della qualità delle strutture finali.
La dimensione dei granuli degli inerti è legata alle proprietà della malta: più è fine la granulometria degli inerti, come nel caso delle sabbie di fiume, migliore è la lavorabilità della malta. Maggiore la dimensione media dei granuli, come capita con ghiaie e pietrischi vari, maggiore la resistenza meccanica finale della malta.
Occorre quindi trovare di caso in caso l’”optimum” fra queste due caratteristiche che lavorano in senso opposto.
In pratica molto dipende dall’utilizzo finale della malta:
- una malta a grana fine si userà per realizzare intonaci lisci in cui è richiesta molta lavorabilità e resistenza meccanica non elevata;
- una malta a grana media si userà per realizzare intonaci rustici interni e per legare tra loro le murature interne, dove sono richieste una lavorabilità e una resistenza medie;
- una malta a grana grossa si userà per intonaci esterni e per legare tra loro murature esterne in cui è richiesta un’elevata resistenza.
I leganti
I leganti servono a trasferire alla malta caratteristiche “di presa”, che è strettamente legata alla resistenza finale della malta stessa.
I leganti più sesso utilizzati sono:
gesso
calce aerea
calce idrata
calce idraulica
(in questa sezione non vengono considerati i cementi)
Nel linguaggio comune la malta pende il nome dal suo legante.
gesso (o scagliola)
Il gesso è solfato di calcio biidrato: CaSO4 * 2 H2O. in genere si usa gesso semiidrato (con una sola molecola di acqua di idratazione) o anidro.
Quando il gesso emiidrato o anidro è mescolato con acqua, riacquista velocemente le molecole di acqua di idratazione. Il nuovo composto (gesso idrato) presto si separa al fondo per sovra saturazione.
Questo nuovo materiale è formato da cristalli aghiformi e la struttura a cristalli aghiformi intrecciati fra di loro, se spalmata su una superficie esposta all’aria, asciuga rapidamente con sviluppo di calore e si rigonfia.
Il passaggio dallo stato fluido a quello pastoso è detto “tempo di gemito” e di regola è dell’ordine del quarto d’ora.
L’indurimento vero e proprio invece necessita di un tempo fra i dieci e i quaranta minuti, durante il quale il materiale perde per evaporazione tutta l’acqua in eccesso (rimanendo soltanto quella di cristallizzazione) .
La rapidità del tempo di presa comporta una tecnica applicativa tale per non perdere, durante l’applicazione stessa, le caratteristiche adesive della malta. In pratica occorre stendere piccoli quantitativi alla volta per evitare che il gesso asciughi (prenda) prima che l’intera malta sia stata stesa.
La malta di gesso aderisce a quasi tutti i materiali da costruzione, formando un collegamento abbastanza stabile con la pietra e con il laterizio quando sono provvisti di una superficie scabrosa e leggermente porosa.
L’uso della sabbia mescolata al gesso serve soltanto ad aumentarne la resa in volume del legante, ma non apporta alcun miglioramento alle sue qualità, anzi ne diminuisce la resistenza.
Il gesso è molto usato per il suo rapido indurimento, utile quando occorre fissare velocemente gli elementi della muratura e per formare rivestimenti e finiture di interni.
Il tempo di presa può essere variato aggiungendo sostanze disciolte all’acqua di impasto. Per l’accelerazione della presa vengono usati prodotti che aumentano la solubilità del gesso, come il solfato di sodio, di potassio, di alluminio (allume) o anche il comune sale da cucina.
Quando invece il gesso deve essere modellato come negli stucchi per interni, la presa della malta va ritardata con sostanze che ostacolano la formazione dei cristalli biidrati.
Le più usuali sono la colla forte da falegname, che aumenta le doti di adesività del gesso. La calce idrata, sia come polvere che in forma di latte di calce al posto dell’acqua di impasto, oppure il carbonato di calcio polverizzato finemente. Queste sostanze aumentano la durezza finale della malta e permettono una migliore levigatura delle superfici ad opera finita.
La scagliola è un tipo di gesso fine usato in edilizia e in scultura. Con lo stesso termine si identifica anche la tecnica di intarsio che alla fine del cinquecento primi anni del seicento nacque per "imitare" marmi e pietre dure con una mescolanza dello stesso gesso, unito con colle naturali e pigmenti colorati .
La scagliola ha avuto una particolare tradizione nella città di Carpi, dove fu inventata all'inizio del XVII secolo, secondo la tradizione, dal carpigiano Guido Fassi, ed in Val d’Intelvi. L'arte della scagliola visse momenti gloriosi a Carpi in Emilia nel Seicento poi a Firenze e la Toscana nel Settecento, diffondendosi poi nel resto d'Italia e d'Europa.
Anche dopo la presa e l’indurimento la malta di gesso conserva le caratteristiche della roccia originaria: al calore intenso si sgretola e si polverizza a causa della disidratazione. Mentre se utilizzata in luoghi umidi o se sottoposta alle intemperie, perde di consistenza e si dilava.
Nei gessi di vecchia data anche se conservata i luoghi asciutti, si ha una riduzione della coesione per assorbimento dell’umidità atmosferica. Questa igroscopicità può provocare la corrosione delle parti in ferro fissate col gesso.
La malta di gesso è molto lavorabile, modellabile e lisciabile, ma è anche molto porosa. In virtù della prima caratteristica è molto usata per ottenere la cosiddetta "rasatura" o la "lisciatura", cioè uno strato sottilissimo di rifinitura dell'intonaco. In generale è utilizzata per tutte le opere di rifinitura, relative agli intonaci interni o altri lavori come la posa in opera di accessori per gli impianti elettrici (scatolette destinate ad alloggiare le prese di corrente). A motivo della sua igroscopicità non si deve utilizzare in ambienti soggetti a produzione di vapore (bagni e cucine).
Calce aerea e calce idrata
La calce aerea o calce viva è l’ossido di calcio (CaO), ottenuto per arrostimento a 900 °C dei calcari:
CaCO3 --> CaO + CO2
È un prodotto assai pericoloso perché “avido” di acqua e pertanto va evitato a tutti i costi il contatto con occhi o pelle, che rapidamente disidrata in una reazione inversa a quella di arrostimento con cui si è inizialmente ottenuta.
La calce idrata -o idrossido di calcio- è invece il prodotto di reazione dell’idratazione della calce viva
CaO + H2O --> Ca(OH)2
Si ottiene semplicemente aggiungendo la calce viva all’acqua (spegnimento della calce viva) facendo tuttavia grandissima attenzione perché la reazione è fortemente esotermica e eventuali schizzi di calce viva potrebbero ferire gravemente gli operatori.
Un tempo questa operazione era svolta dai muratori nel luogo stesso di costruzione, scavando grandi fosse nelle quali facevano avvenire la reazione di spegnimento. Oggi, data la pericolosità dell’operazione, questa viene condotta negli stabilimenti di produzione e si vendono direttamente sacchi di calce spenta.
La calce spenta è in genere chiamata grassello di calce.
L’indurimento della calce è in pratica la reazione inversa di quella di arrostimento dei calcari.
L’idrossido di calcio lentamente si lega alle molecole di anidride carbonica presenti nell’atmosfera cristallizzando in carbonato di calcio. Durante la reazione si sviluppa acqua:
Ca(OH)2 + CO2 --> CaCO3 + H2O
E questo è il motivo per cui le case appena costruite sono umide, perché le pareti rilasciano continuamente e per lungo tempo, molecole di acqua.
La quantità d’acqua da aggiungere alla miscela deve essere quella sufficiente a rendere il composto lavorabile e a provocare il processo di presa e di indurimento che avviene solo in presenza di aria.
La presa inizia immediatamente dopo la posa in opera, quando una parte dell’acqua viene eliminata per evaporazione e per assorbimento da parte dei materiali resistenti della muratura.
L’idrato di calcio, disciolto in parte nell’acqua di impasto, precipita dalla soluzione satura, dando origine ad un aggregato di microscopici cristalli a forma allungata e intrecciati tra loro.
Questo produce un addensamento della malta, che inizia a formare un corpo unico solidale e compatto con i granuli di sabbia.
I tempi necessari al completamento del processo di presa ed indurimento dipendono oltre che dalla bontà dei materiali, dalle condizioni atmosferiche.
In genere dopo 2 o 3 settimane il 60-70% della calce è trasformato in carbonato, mentre per l’indurimento completo occorre attendere almeno 1 anno.
Durante la posa occorre impiegare abbondante acqua per bagnare fino al rifiuto i materiali di muratura per evitare l’assorbimento dell’acqua di impasto da parte dei mattoni o delle pietre troppo porose e la conseguente disgregazione della malta prima della presa.
L’abitudine di tenere il più possibile umide le malte durante un certo periodo dopo la posa in opera impedisce la formazione di una crosta carbonatica superficiale meno permeabile all’aria e in grado di limitare la reazione di indurimento negli strati più interni.
La malta non deve mai essere posta in opera con temperature al di sotto dello zero, in quanto l’acqua si trasforma in ghiaccio, interrompendo la presa e distaccando, con l’aumento di volume, porzioni di calce più o meno ampie e profonde. Nella stagione calda la malta viene costantemente inumidita e protetta con stuoie in canna o teloni, poiché l’azione delle alte temperature asciuga troppo rapidamente la malta che perde le sue proprietà e si disgrega in polvere.
Le proporzioni di grassello di calce e sabbia varia in funzione del tipo di opera a cui la malta è destinata, un valore di riferimento è 1:3 con una parte di grassello e tre di sabbia. I valori cambiano se per i lavoro in cui è necessaria della malta “grassa” come gli intonaci che devono aderire bene alla muratura e resistere alle intemperie, il rapporto può diventare: 1:2,5 o 1:1,5.
La malta di calce aerea può essere confezionata con calce idrata in polvere, ma l’impasto, una volta posto in opera, risulta inferiore al prodotto ottenuto col grassello. La causa delle inferiori qualità della calce idrata rispetto al grassello è dovuta a diversi fattori. Il più importante è che
la calce idrata rimane a contatto dell’acqua per un tempo limitato, formandosi solo parzialmente l’abito cristallino che rende regolari il processo di presa, migliora l’adesività e la plasticità necessaria a mescolarsi con gli inerti.
La calce idraulica
Le malte di calce idraulica possono essere naturali o artificiali. La calce idraulica naturale si ottiene attraverso la cottura di pietre calcaree contenenti una certa quantità di argilla. L’indice di idraulicità dipende dal rapporto argilla - calce da cui derivano la: calce debolmente, mediamente, propriamente o eminentemente idraulica (quest’ultima, tra le calci naturali, è la più utilizzata).
La calce idraulica artificiale altro non è che del cemento liquido diluito.
La chimica diventa un po’ più complessa perché alle reazioni base degli ossidi e idrossidi di calcio si aggiungono le reazioni in cui sono coinvolte le molecole delle argille, ovvero dei silicati di alluminio.
Il legante idraulico, conferisce alla malta la facoltà di fare presa e di indurire quando viene posto in opera all’aria, in ambienti umidi o in ambienti sommersi. Il processo di consolidamento della malta è regolato dalla reazione di idratazione dei silicati, degli alluminati, e dei ferriti di calcio che si trovano nel cemento e nella calce idraulica.
Il cemento si consolida solo a causa della reazione con l’acqua; nella calce idraulica la presa e l’indurimento sono soltanto in parte dovuti agli idrauliti, la malta si rapprende anche per la reazione tra la calce libera e l’anidride carbonica presente nell’aria.
Oltre le reazioni chimiche, ciò che distingue il cemento dalle calci idrauliche sono le proprietà finali della malta in qualità delle loro prestazioni alle sollecitazioni a compressione: Malta di cemento: resistenza media a compressione 120 daN/cm2 Malta di calce idraulica: resistenza media a compressione 25 daN/cm2 Malta di calce aerea: resistenza media a compressione 6 - 12
daN/cm2
Quando si mescola un legante idraulico con acqua, l’impasto si rapprende e diminuisce di plasticità, solo successivamente indurisce e acquista gradatamente compattezza.
Le reazioni responsabili della presa e dell’indurimento avvengono tra il legante idraulico e l’acqua d’impasto e risultano molto complesse. In linea generale si può parlare della dissoluzione di prodotti anidri e precipitazione dei nuovi composti idrati, in forma cristallina stabile e la formazione di gel silicatici colloidali e fibrille.
La massa intrecciata dei cristalli e delle fibrille produce un insieme molto resistente e compatto in cui tutte le particelle aderiscono con forza tra loro e ai granuli degli inerti.
La presa avviene quasi esclusivamente ad opera dei composti alluminati e ferriti, formando dei cristalli aghiformi intrecciati e stabili anche in ambiente molto umido. In presenza di idrato di calcio si sviluppa un alluminato basico molto impermeabile che limita il dilavamento della malta e impedisce la rapida idratazione degli altri alluminati.
La quantità di acqua ha una notevole importanza sull’esito finale della malta: un eccesso può formare uno strato liquido che richiama alla superficie delle malta gli elementi più fini; mentre il difetto di acqua risulta deleterio per la limitazione delle reazioni di idratazione del legante.
La temperatura ambiente condiziona i tempi di indurimento delle malte idrauliche; in quelle a base di cemento, al di sotto dello 0°, le reazioni cessano e riprendono quando la temperatura risale; mentre nelle malte a base di calce idraulica la presa e l’indurimento sono in buona parte compromessi.
Sia nei cementi che nelle calci eminentemente idrauliche, il legante fa presa e indurisce senza fessurarsi eccessivamente anche se impastato con sola acqua. Quando si tratta di malte a base di calci con minore indice di idraulicità, l’impasto con sabbia diventa necessario per le variazioni di volume date dalla carbonatazione.
Nella preparazione dell’impasto con leganti idraulici la quantità di malta da confezionare non deve superare quella minima impiegabile in opera, infatti una volta avvenuta la presa non è più possibile usare la malta. Una volta ed ancor oggi per la produzione di piccole quantità di malta, con i leganti in polvere l’impasto avviene disponendo sul tavolato o sul mattonato la sabbia asciutta e il cemento o la calce idraulica, si passa a miscelare a secco i due componenti, fino ad ottenere un mucchio con una depressione centrale entro cui viene poco alla volta versata l’acqua.
Le malte bastarde
Sono malte formate da uno o più leganti mescolati in diverse proporzioni allo scopo di ottenere un impasto che presenti le qualità dei diversi agglomerati.
Nella malta formata da calce aerea e gesso le proporzioni tra i leganti possono variare in funzione del tipo di lavoro, solitamente si usano parti uguali. La malta così confezionata ha un tempo di presa superiore di quella della sola calce, l’evaporazione più lenta dell’acqua riduce le crettature (piccole fessure sulla superfice) della malta.
Il valore di resistenza finale della malta risulta intermedio tra quelli caratteristici dei due leganti.
Una malta bastarda, particolarmente efficace per fabbricare murature e intonaci in ambiente umido, è quella mista tra calce aerea e calce idraulica. L’impasto mantiene le caratteristiche finali di entrambi i leganti, poiché oltre a formare una superficie finemente porosa, fa presa e indurisce anche in presenza di strutture murarie umide.
Con la diffusione dei cementi, tra ottocento e novecento viene impiegata una malta mista particolarmente adatta agli intonaci per la sua resistenza alle intemperie, viene confezionata con calce idraulica e cemento oppure con calce idrata.
Dopo la finitura l’intonaco si presenta più compatto e liscio, ma spesso si comporta come un corpo troppo rigido e impermeabile, che tende ad accelerare il degrado delle murature sottostanti in presenza di umidità ambientale e capillare di risalita dal sottosuolo.
La malta di calce idrata (aerea)ha una buona lavorabilità e plasticità, e anch’essa porosa, ha una resistenza meccanica medio-bassa e non resiste alle intemperie e all’azione del gelo. Pertanto, è usata per la realizzazione di intonaci interni civili e come legante per mattoni negli interni, è sconsigliato il suo uso per gli intonaci esterni. La plasticità facilita notevolmente l’applicazione e anche l’aderenza per i rivestimenti. La malta di calce idrata va bene per tutti gli ambienti della casa esclusi quelli con umidità per via della sua porosità.
La malta di calce idraulicaha una resistenza meccanica nettamente superiore di quella aerea ma molto al di sotto della cementizia. è pastosa e pertanto risulta di facile lavorazione, è plastica ed elastica e questo le conferisce una minima capacità isolante, è anch’essa porosa. La malta di calce idraulica è impiegata per la realizzazione di intonaci (rustici e civili) e come legante per mattoni (anche in esterni). La porosità ha un effetto negativo per quanto riguarda l’impermeabilità e la resistenza al gelo.
La malta idraulica plasticaè confezionata usando un legante idraulico plastico, che la rende perfettamente plastica quindi grande lavorabilità e resistente all'acqua. È un’ottima malta per muratura interne/esterne e per intonaci interni/esterni.
Le malte idrauliche composte – la pozzolana e il cocciopesto
Fin dall’antichità sono conosciute diverse sostanze naturali e artificiali, che si comportano come fattori di idraulicità e quando vengono mescolate alla calce aerea conferiscono alla malta la capacità di rapprendersi e indurire anche in ambiente umido o subacqueo. La pozzolana naturale è di consistenza incoerente, a granuli scarsamente cementati, molto simile alla normale sabbia.
La malta idraulica composta viene confezionata con i sistemi usuali, aggiungendo il grassello di calce aerea alla polvere di pozzolana setacciata per eliminare le parti più grosse.
La possibilità di fare presa anche al di fuori del contatto con l’aria ha favorito l’uso delle malte idrauliche composte nelle murature di forte spessore. Prima della diffusione dei cementi, le malte idrauliche composte vengono adoperate per realizzare superfici impermeabili, opere subacquee, serbatoi, condutture d’acqua ed anche paramenti per dighe di ritenuta.
L’aggiunta di pozzolana alle malte di cemento destinate alle opere marittime aumenta la resistenza dei manufatti all’azione delle acque saline ricche di magnesio e di solfati.
In alternativa alla pozzolana, nella confezione delle malte idrauliche composte vengono utilizzati altri materiali che si rinvengono in natura o che derivano da particolari lavorazioni.
Il cocciopesto ricavato macinando i laterizi oppure gli scarti di fornace, impastato con calce aerea, con o senza sabbia, fin dai tempi antichi è impiegato di frequente nei luoghi distanti dalle cave di pozzolana e la malta si confeziona con proporzioni identiche a quelle composte con materiali naturali.
La malta di cocciopesto aderisce bene a qualsiasi muratura anche in presenza di acqua o di umidità. Viene quindi particolarmente impiegato per i sottofondi degli intonaci ed anche per gli strati a finire, a cui la polvere di laterizio finemente setacciata conferisce una buona resistenza alle intemperie.
malte innovative
le malte polimeriche
Le malte polimeriche sono materiali che combinano polimeri con altri componenti per creare una miscela che offre proprietà specifiche. Queste malte sono ampiamente utilizzate in diversi settori, dalla costruzione all'industria manifatturiera.
Composizione: Le malte polimeriche sono costituite da polimeri, che possono essere polimeri acrilici, epossidici, poliuretanici o altri polimeri resistenti e flessibili. Questi polimeri vengono spesso combinati con aggregati come sabbia, cemento, o altri materiali per ottenere proprietà specifiche.
Adesione: Una delle caratteristiche distintive delle malte polimeriche è la loro eccellente adesione a una varietà di superfici, compresi metalli, calcestruzzo, mattoni e legno. Questa proprietà le rende ideali per applicazioni in cui è essenziale una forte adesione.
Flessibilità e Resistenza agli Urti: A seconda del tipo di polimero utilizzato, le malte polimeriche possono offrire una maggiore flessibilità e resistenza agli urti rispetto alle malte tradizionali. Queste proprietà le rendono adatte per applicazioni in cui si verificano movimenti o stress meccanici.
Impermeabilità: Molti polimeri hanno proprietà intrinseche che li rendono impermeabili.
Quando incorporati nelle malte, contribuiscono a migliorare la resistenza all'acqua e alle intemperie del materiale finale.
Rapido Indurimento: Alcune malte polimeriche possono indurire rapidamente, riducendo i tempi di attesa durante l'applicazione e consentendo un utilizzo più rapido delle superfici trattate.
Resistenza Chimica: A seconda del tipo di polimero utilizzato, alcune malte polimeriche possono essere progettate per resistere a sostanze chimiche aggressive. Questa proprietà è utile in ambienti industriali o chimici.
Colorazione e Decorazione: Le malte polimeriche sono disponibili in una varietà di colori e possono essere facilmente modificate per scopi decorativi. Ciò le rende ideali per progetti in cui l'aspetto estetico è importante.
Applicazioni: Le malte polimeriche trovano applicazione in molteplici settori, tra cui la costruzione (riparazioni, sigillature), la produzione di pavimentazioni industriali, la produzione di manufatti in cemento, l'industria aerospaziale (compositi avanzati), e molto altro.
Riciclabilità: Alcuni sviluppi recenti stanno cercando di rendere le malte polimeriche più sostenibili, concentrandosi sulla riciclabilità dei materiali o sull'uso di polimeri provenienti da fonti rinnovabili.
Le malte polimeriche sono versatili e offrono molte soluzioni innovative per sfide specifiche in vari settori, grazie alle loro proprietà uniche e alla loro capacità di adattarsi a diverse esigenze applicative.
le malte resistenti al fuoco
Le malte resistenti al fuoco sono materiali progettati per resistere alle alte temperature e proteggere le superfici da danni causati dal calore e dalle fiamme. Questi materiali sono comunemente utilizzati in settori dove l'esposizione al fuoco è una preoccupazione, come nell'edilizia e nelle applicazioni industriali.
Composizione: Le malte resistenti al fuoco sono spesso realizzate con materiali refrattari, che sono in grado di mantenere la loro struttura e resistenza anche a temperature elevate. Gli ingredienti comuni includono sabbia refrattaria, cemento refrattario e additivi che migliorano la resistenza termica.
Applicazioni: Queste malte sono utilizzate per rivestire superfici come camini, forni, stufe, condotti e altre strutture esposte al calore. Sono fondamentali anche in applicazioni industriali dove si verificano alte temperature, come nei settori siderurgico e chimico.
Resistenza Termica: Le malte resistenti al fuoco sono progettate per mantenere la loro integrità strutturale e resistenza meccanica anche a temperature molto elevate, spesso superiori a quelle che potrebbero compromettere materiali convenzionali.
Isolamento Termico: Oltre alla resistenza al fuoco, molte malte resistenti sono anche progettate per fornire un certo livello di isolamento termico. Questa proprietà è utile per ridurre la trasmissione di calore attraverso le superfici trattate.
Modalità di Applicazione: Le malte resistenti al fuoco possono essere applicate mediante spatola, spruzzatura o colata a seconda dell'applicazione specifica e della superficie da proteggere.
Rispondenza a Normative di Sicurezza: Molte delle malte resistenti al fuoco devono rispettare normative specifiche e standard di sicurezza, come ad esempio resistere a test di resistenza al fuoco per garantire la conformità alle norme di costruzione e di sicurezza.
Varietà di Prodotti: Esistono diverse formulazioni di malte resistenti al fuoco per soddisfare esigenze specifiche. Alcuni prodotti sono progettati per resistere a temperature estreme per brevi periodi, mentre altri sono destinati a resistere a temperature più moderate per periodi più prolungati.
Applicazioni Industriali: Oltre all'edilizia, le malte resistenti al fuoco sono utilizzate anche in ambienti industriali per proteggere attrezzature, condotte e strutture esposte a elevate temperature.
Malte a Base di Alluminosilicati: Alcune malte resistenti al fuoco utilizzano materiali come alluminosilicati, che offrono resistenza alle temperature elevate e sono noti per le loro proprietà refrattarie.
L'uso di malte resistenti al fuoco è fondamentale per garantire la sicurezza e la durabilità delle strutture esposte a condizioni di calore estreme, fornendo protezione contro i danni causati dal fuoco e dai cambiamenti di temperatura.
malte autolivellanti
Le malte autolivellanti sono materiali avanzati utilizzati principalmente nell'industria delle costruzioni per ottenere superfici orizzontali lisce e livellate senza la necessità di livellare manualmente il materiale. Queste malte sono progettate per essere versate e si distribuiscono automaticamente, creando una superficie uniforme.
Composizione: Le malte autolivellanti sono spesso composte da cemento, sabbia fine, polimeri modificati e additivi speciali. I polimeri migliorano la fluidità del materiale, mentre gli additivi regolano il tempo di presa e migliorano altre proprietà del prodotto.
Fluidità e Livellamento Automatico: Una delle caratteristiche principali di queste malte è la loro capacità di fluire e livellarsi autonomamente sulla superficie senza la necessità di intervento manuale. Ciò è particolarmente utile per ottenere superfici orizzontali lisce e uniformi.
Applicazioni: Le malte autolivellanti sono ampiamente utilizzate per la realizzazione di pavimenti in ambienti commerciali, industriali e residenziali. Sono ideali anche per la riabilitazione di superfici esistenti, poiché possono essere versate direttamente sopra i pavimenti esistenti.
Velocità di Applicazione: L'uso di malte autolivellanti può accelerare il processo di installazione rispetto a metodi tradizionali. La capacità di livellarsi autonomamente riduce la necessità di lavori di rifinitura aggiuntivi.
Livellamento delle Superfici Irregolari: Queste malte sono efficaci nel livellare superfici irregolari, compensando piccoli dislivelli e avvallamenti per creare una superficie piana e uniforme.
Risparmio di Tempo e Manodopera: Poiché riducono la necessità di livellamento manuale, le malte autolivellanti possono ridurre il tempo e la manodopera necessari per la preparazione delle superfici e l'installazione del pavimento.
Adesione e Resistenza: Nonostante la loro consistenza fluida, le malte autolivellanti sono progettate per aderire saldamente alle superfici e indurire con resistenza sufficiente per l'uso previsto.
Adattabilità a Diverse Superfici: Possono essere utilizzate su vari tipi di superfici, tra cui calcestruzzo, legno, ceramica e persino pavimenti radianti.
Controllo dello Spessore: Gli additivi nelle malte autolivellanti consentono il controllo dello spessore del materiale applicato, fornendo maggiore flessibilità nella progettazione e nell'installazione.
Resistenza al Calpestio e all'Usura: Dopo l'indurimento, le malte autolivellanti offrono una superficie dura e resistente al calpestio, all'usura e all'abrasione.
Queste malte sono diventate un'opzione popolare nei progetti di pavimentazione e nelle ristrutturazioni grazie alla loro facilità di applicazione, alla capacità di autolivellarsi e alle prestazioni finali affidabili.
BIBLIOGRAFIA di RIFERIMENTO: parte del testo tratto da: presentazione “Le Malte”, Università degli studi di Firenze, LABORATORIO DI RESTAURO I –RESTORATION WORKSHOP I Corso di Laurea Magistrale, quinquennale ARCHITETTURA (CLASSE LM-4 C.U.) Prof. Arch. Giuseppe A. Centauro.
Menicali U. (1992), I materiali dell’edilizia storica, Nuova Italia scientifica, Roma. Carbonara G. (2001),
Trattato di restauro architettonico, UTET, 2001. vol. I, Torino. Adam J.P., (2001), L’arte di costruire presso i romani, Longanesi, Milano.