immagine dal sito: http://www.dreamlux.it/it/index.php
Il mercato dei tessuti e in generale dell’abbigliamento è sicuramente uno dei più importanti, capace di muovere miliardi di euro ogni anno da un continente all’altro.
Era praticamente impossibile, quindi, che l’innovazione tecnologica, il mondo della Ricerca e Sviluppo di Università e Centri di Ricerca, non si desse da fare per immaginare materiali nuovi disegnando anche per questo settore possibilità di sviluppo assolutamente innovative e che possano coinvolgere tutti noi, visto che in definitiva, tutti dobbiamo vestirci.
Le sfide sono sia tecnologiche che economiche e l’innovazione, anche in questo campo, deve metterle d’accordo in modo che le idee sviluppate in qualche laboratorio diventino poi realtà commerciali, che producono ricchezza e, possibilmente, riducano l’inquinamento ambientale migliorando la sostenibilità della nostra economia.
Molte sono le innovazioni nel campo tessile: dai materiali artificiali o sintetici del novecento (quale donna potrebbe fare a meno delle sue calze di nylon? O quale uomo – o donna- delle scarpe da ginnastica leggere e resistenti che indossa ogni giorno?), a materiali come il kevlar, che però merita un post a parte, ai nuovi materiali ancora inesistenti sul mercato ma in fase di passaggio dal laboratorio alla produzione.
tessuti termici
Fra questi uno dei materiali più innovativi è stato messo a punto nell’Università di Stanford, in California. Si tratta di un materiale a due strati, definito double-face, nel quale uno strato è una fibra metallica, di rame per la precisione, e l’altro una fibra di carbonio intrecciata in modo particolare, avvolti in guaine di polietilene.
Lo scopo del nuovo materiale non è tanto quello di offrire ai maghi della moda qualcosa di più versatile o colorato in modo nuovo, quanto quello di ridurre i consumi energetici del pianeta!
Buona parte dell’energia elettrica (o del gas o del petrolio o del carbone) utilizzata nelle grandi città serve infatti a riscaldare o a raffreddare gli ambienti casalinghi.
Se un materiale con cui fabbricare gli abiti potesse proteggere dal freddo d’inverno e dal caldo d’estate senza necessità di riscaldare o raffreddare l’ambiente nel quale si vive con termosifoni e condizionatori… beh, il risparmio sarebbe assicurato.
L’idea di base è semplice: produrre abiti con una nuova fibra che isoli d’inverno e che invece d’estate favorisca lo scambio termico con l’esterno in maniera assai efficiente.
Un solo abito, senza necessità di indossare strati di maglie, camicie, maglioni, cappotti d’inverno e un solo abito per fare a meno dell’aria condizionata d’estate e del riscaldamento d’inverno!
Fibre all'arancia!
Altri si dedicano invece a trovare nuovi tessuti che aiutino a superare i problemi di inquinamento ambientale, cercando di brevettare nuove fibre tessili di tipo nuovo che recuperino da scarti industriali le materie prime. In questo modo non soltanto si risparmia economicamente sulla materia prima, spesso di importazione, ma si risolve anche il problema dello smaltimento di quegli scarti.
È il caso delle bucce d’arancia, che si accumulano a tonnellate nelle industrie di trasformazione agroalimentare che utilizzano arance per la produzione di aranciate, succhi di frutta e altri prodotti industriali a base di questo frutto.
Questi scarti sono una vera maledizione per queste aziende, perché il loro smaltimento rappresenta un costo elevatissimo e per tutta la collettività perché il loro smaltimento può comunque creare problemi ambientali.
Una azienda catanese ha depositato un brevetto con il quale rivendica una invenzione assai promettente: la realizzazione di fibre tessili a partire proprio da bucce di arancia scartate dall’industria alimentare di trasformazione.
Secondo quanto ritengono gli inventori si tratta di una fibra dall’aspetto setoso e impalpabile che può essere filata da sola o assieme ad altre fibre più tradizionali, per creare nuovi materiali tessili.
Un grande stilista italiano ha presentato recentemente una collezione di moda basandosi su questa nuova fibra tessile.
Pelle dall'ananas!
Un’altra azienda, la Ananas Anam, con sede in UK,
ha invece brevettato un materiale ottenuto partendo dalle fibre di ananas, con cui si produce un materiale (pinatex) per molti versi simile alla pelle e con caratteristiche a volte migliori.
tessuti di funghi!
Una start up di San Francisco, la
ha brevettato un altro materiale, che ha chiamato “Reishi” e che viene fatto a partire da fibre fungine e che ha l’aspetto, la consistenza e molte caratteristiche della normale pelle bovina.
Se si pensa ai costi ambientali degli allevamenti di bovini rispetto ad analoghe coltivazioni di funghi, si capisce che il guadagno ambientale è assicurato.
La seta senza bachi!
Ricordate il post sulla seta? Dicemmo che la seta è prodotta da una farfalla, che si tratta di una proteina animale che viene filata dalla bestiolina per costruirsi il bozzolo nel quale si nasconde per la propria muta.
Ebbene alcuni scienziati hanno pensato di replicare questo materiale, che poi è lo stesso alla base del filo usato dai ragni per fare la tela, per poi filarlo direttamente in tessuti con caratteristiche assai simili, e magari superiori, a quelle della seta naturale.
Il tutto facendo a meno dei bachi e di tutta la catena legata al loro allevamento e cura.
L’azienda che sfrutta il brevetto di questo materiale chiamato “microsilk”, è la californiana:
che produce anche altri materiali per l’industria dell’abbigliamento o dei rivestimenti tessili o in pellame, tutti assolutamente innovativi.
tessuti di luce!
Un’azienda italiana, la dreamlux, di Sant’Angelo Lodigiano, ha invece avuto l’idea di tessere fibre ottiche, producendo tessuti in grado di illuminarsi a piacere, a secondo, per esempio, delle condizioni.
Il materiale, basato si 44 brevetti depositati in tutto il mondo, chiamato dall’azienda “Dreamlux”, viene tessuto assieme a filati più tradizionali, come seta, lana, cotone, lino. I tessuti risultanti si illumineranno con particolarissimi effetti estetici.
Questo il link al loro sito:
Tessuti tecnici per usi estremi
Accanto a questi filati che possono essere tessuti per fare capi di abbigliamento, da alcuni decenni sono nati filati che possono essere tessuti ma per produrre materiali molto differenti dagli abiti normali che indossiamo tutti i giorni.
Si tratta di tessuti con fibra di basalto, tessuti a fibra di vetro, tessuti a fibra ceramica o con fibre biosolubili, tessuti a fibra di allumina o di silicati, tessuti a filo di acciaio.
Essi sono impiegati per farne indumenti o guaine industriali che resistono, per esempio, a temperature elevatissime, tipo 1300 gradi centigradi o a stress meccanici estremi e servono quindi per proteggere persone o strumenti che operano in condizioni del genere.
Un’azienda che commercia questi materiali è, per esempio: